Creta durante la occupazione Turca
Nel 1645, 60.000 turchi guidati da Yussut Pasha sbarcano a Creta e
occupano Chania e Rethymno.
Dopo un interminabile assedio, durato più di 21 anni, Chandax, l'ultimo
forte che resiste, viene ceduto da Francesco Morosini al turco Ahmed
Kioproulis, il 27 Settembre 1669.
Così Creta passa sotto l'occupazione turca.
E' questo un periodo buio, caratterizzato da distruzioni, raid, confisca di
beni e la persecuzione dei cristiani locali, nonostante i privilegi che
Maometto II concede al Patriarcato.
La maggior parte delle chiese vengono trasformate in moschee e gli abitanti
vengono spesso massacrati e imprigionati.
I Cretesi non lasciano però l'isola, e nonostante le condizioni di povertà
operano un'accanita resistenza.
Nel 1692, combattono insieme con i veneziani contro i turchi, fatto che
irrita notevolmente questi ultimi e porterà a molti massacri di cristiani.
Un altro tentativo di ritrovare l'indipendenza, nel 1770 con l'aiuto dei
russi, finisce nel sangue.
Tuttavia i Cretesi non smettono di ribellarsi, e la maggior parte dell'isola
ritrova la sua libertà tra il 1821 ed il 1824.
Purtroppo, l'egiziano Ahmet Alli interviene a fianco del sultano impedendo
la liberazione totale dell'isola. Dopo la nascita dello stato greco nel 1840
i disordini che si riaccendono a Creta obbligano gli occupanti a maggiori
concessioni nei confronti della popolazione.
Ciò irrita i turchi che torneranno più volte a dare battaglia: nel 1895-96,
con la battaglia di Creta nel 1866-68 e con l'olocausto del monastero di
Arkadia. Gli scontri che seguiranno porteranno in seguito alla creazione
dello stato cretese indipendente, nel 1898, che sancirà la fine definitiva
di due secoli di schiavitù.
Elemento di base della dominazione veneziana è la crescita culturale, come
testimoniano le significative opere della scuola cretese in pittura, teatro,
letteratura e poesia.
Anche l'influenza architettonica è notevole: si erigono sublimi castelli,
fortificazioni e opere pubbliche che si possono ammirare ancora oggi.